Opportunità e Insidie della Rete - Intervista a Loris Castagnini

Opportunità e Insidie della Rete - Intervista a Loris Castagnini

 

Qualche tempo fa mi sono imbattuto su LinkedIn in un post di Christian Baldovini che, commentando una intervista dello sviluppatore in Microsoft e pioniere della realtà virtuale Jaron Lanier, si chiedeva se fosse vero che i social media mostrano il nostro lato peggiore.

Premesso che non sono un frequentatore assiduo di social, la domanda di Christian mi è rimasta in testa e ho continuato a pensarci alla luce del costante aumento di utenti che utilizzano i social (+ 13% nel primo trimestre 2018) e considerando che il 57% della popolazione italiana è attiva su almeno un social (fonte: We Are Social).

Per trovare una risposta a questa e ad altre domande mi sono rivolto a Loris Castagnini, consulente Web Marketing, SEO e Social Media Marketing che si occupa di comunicazione e marketing da oltre 20 anni.
Ho scelto Loris come interlocutore perché, oltre ad essere un professionista attento e preparato, è relatore del progetto “Opportunità e Insidie della Rete” che ha l’obiettivo di formare studenti e genitori sull’uso responsabile della rete.

 

Loris è vero che i social mostrano il nostro lato peggiore?
Non esiste un lato peggiore o migliore di noi: esistono però delle casse di risonanza che non ci permettono di valutare l’impatto che il nostro comportamento ha nel contesto sociale. Molto spesso mi trovo a discutere con i giovani su alcuni fatti accaduti denotando una completa inconsapevolezza di ciò che implica una determinata azione.

I giovani non hanno punti di riferimento, pertanto sono dei naufraghi della Rete senza una direzione precisa se non quella della massa.
Trovo che l’uso sconsiderato del telefonino (e dei Social) da parte degli adulti sia il modo inequivocabile per dare ai giovani un esempio distorto dell’utilizzo del cellulare stesso.

 

Esiste un contrasto generazionale sull'uso dei social?
Non vi è un contrasto vero e proprio: vi è un modo completamente diverso di approcciare il mezzo. Mentre la vecchia generazione vede nelle piattaforme Social il modo per “essere qualcuno”, un'occasione per “essere considerati”, i ragazzini utilizzano tutto questo come modo di comunicare e di essere accettati dal gruppo. Un po’ come eravamo noi quando vestivamo “El Charro” o inseguivamo le mode del momento.

Non solo: quando eravamo giovanissimi e non esistevano i cellulari, l’unico modo per stare insieme era il telefono analogico e subito dopo “la compagnia al muretto” dalla quale era difficilissimo staccarsi e ci faceva sempre fare tardi nel tornare a casa. I ragazzi al giorno d’oggi hanno la fortuna/sfortuna di non staccarsi mai dalla loro area di appartenenza, dal gruppo, grazie alla Rete ed ai telefonini sempre connessi. È un’evoluzione delle nostre telefonate da un’ora che occupavano l’unica via esterna di comunicazione allora esistente all’interno delle nostre mura domestiche.

Non vi è, pertanto, un contrasto: sono due mondi che non comunicano e che non si conoscono. Questo è il vero problema, secondo me.

 

Che cos'è e quali obiettivi si pone il progetto "Opportunità e insidie della rete"?
L'obiettivo del progetto consiste nel portare alla consapevolezza del mezzo sia i genitori sia gli alunni e i giovani in genere fino ai 16 anni.
La Rete è un’opportunità inimmaginabile: una fortuna infinita per chi saprà utilizzarla al meglio e non getterà via le ore della sua vita cazzeggiando sui Social. Al contrario, potrà diventare un incubo nel momento in cui ne verremo travolti per non aver saputo padroneggiare un mezzo potentissimo del quale nessuno ha scritto le istruzioni per l’uso.

 

Chi sono le persone coinvolte nel progetto?
L’idea è partita da N.A.D.I.A. Onlus, un’associazione no profit che ha come focus l’assistenza 360° verso chi vuole adottare dei bambini. Occupandosi dei bambini ha colto al volo la necessità di intervenire su quelle problematiche che possiamo interpretare come “le nuove dipendenze” dentro le quali troviamo anche il gioco d’azzardo e la Rete.

È stato anche sviluppato un libretto in 4 lingue: italiano, francese, inglese e arabo per toccare ogni possibile area di popolazione insediata nel territorio.
Altri professionisti affiancano il nostro progetto: dagli psicologi ai tutori della Legge.
Si sta in questo modo creando una rete di volontari che operano nel territorio per sensibilizzare tutte le persone che desiderano capire cosa stia accadendo nel mondo virtuale ed in che modo, tutto questo, possa diventare un’opportunità e non una trappola a volte molto pericolosa.

 

Qual è il rapporto tra bullismo online e bullismo offline?
Il bullismo è sempre esistito. Noi siamo stati bulli e vittime. Oggi le cose sono cambiate.
Mentre il bullismo assumeva uno spazio ed un tempo ben definito (scuola, ricreatorio, grest, colonia, etc..) il cyberbullismo non ha confini di tempo. Quando si era vittima di bullismo si cercava di evitare un certo luogo o una certa compagnia di poche persone; dopo un po’ di tempo le cose si sistemavano.

Oggi la Rete e il telefonino non ti danno tregua. Se vieni attaccato da un hater (ne basta uno solo) in maniera esponenziale ci si ritrova travolti da un uragano fatto di migliaia di account che amplificano nella percezione della vittima la gravità del momento.
Pensate a cosa potrebbe accadere alla vostra vita (di adulti) se centinaia di persone iniziassero a deridere la vostra persona o qualche vostra azione finita on line. Un incalzare giorno e notte: tutti i giorni e tutte le notti. Pensateci davvero per un momento e inizierete ad avere la sensazione di panico.

Immaginatelo ora su un minorenne che non sa ancora come filtrare e difendersi dalle critiche e vive un momento delicatissimo della sua vita dove sta costruendosi le proprie conferme e le relazioni sociali.
Ci sono casi in cui adulti si sono tolti la vita per essere stati denigrati, non diamo per scontato che un giovanissimo possa trovare da solo la forza di reagire.

 

Quali sono le domande più ricorrenti da parte degli studenti?
Gli studenti sono molto attenti. Sono letteralmente stupito dal fatto che una o due classi di alunni di dodici o tredici anni messe assieme durante i miei incontri rimangano letteralmente incollate alla sedia ad ascoltare ciò che propongo loro per due ore.

Probabilmente questo accade per le modalità con cui mi interfaccio. Non sono un insegnante e mi approccio di conseguenza nel loro stesso modo di comunicare proprio per entrare in profondità della loro coscienza e lasciare un segno che spero diventi indelebile per il tempo necessario.
Le loro domande sono tra le più varie proprio perché apro loro finestre dalle quali non hanno mai osservato le cose.

Se posso scriverlo: ascoltano e partecipano molto ma molto di più dei genitori.

 

Quali possono essere le regole da seguire per un utilizzo responsabile della rete?
Consapevolezza, questa è l’unica regola da seguire.
Con l’avvento del mondo digitale le persone hanno due residenze: la prima è quella fatta di calce e mattoni, la seconda è quella dentro una home page. Dobbiamo riunire le due cose.

In Rete cadono le remore perché ci sentiamo protetti da una tastiera e da uno schermo che non sono altro che il nostro palcoscenico dove in molti si esaltano e si sentono attori nel bene e nel male.
In Rete diciamo cose che mai avremmo avuto il coraggio di dire davanti ad una platea vera. Eppure, al di là di uno schermo c’è una platea molto più grande che è pronta a giudicarci mettendoci sulla graticola con la
stessa facilità con cui lo abbiamo fatto noi senza remore.

Prendiamo atto di questo e torniamo consapevoli di avere in mano un’arma potentissima che potrà salvarci e trasformare la nostra vita come abbiamo sempre desiderato o ci farà piombare nell’ignoranza più assoluta assuefatti come dei drogati da un misero ed inutile “like” o “follow”.

 

Consapevolezza.

Quella che dobbiamo avere in ogni cosa che facciamo, nel lavoro, nel guidare un’auto, nel rapportarci con le altre persone e, soprattutto, nell’utilizzo della rete. Perché ogni volta che manca la consapevolezza i drogati di “like” e “follow” di cui ha parlato Loris possono spingersi a tutto pur di ottenerne uno, come dimostra il numero di incidenti, a volte mortali, causati dai selfie.

Ringrazio Loris Castagnini per l’intervista ma soprattutto per l’impegno profuso in questo progetto perché sono convinto che il problema non sia risolvibile con i divieti o le imposizioni, bensì con la formazione all’utilizzo corretto della rete e degli strumenti per accedervi.

Se vuoi avere maggiori informazioni sul progetto “Opportunità e Insidie della Rete” puoi contattare Loris Castagnini su LinkedIn.

Luca Giavara

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